La Pastiera è uno dei dolci per
celebrare il ritorno della Primavera, il grano augurio di ricchezza e
le uova simbolo di vita. Secondo la leggenda, nasce quando sulla spiaggia le mogli di alcuni pescatori lasciarono nella notte delle
ceste con ricotta, frutta candita, grano e uova e fiori d’arancio
come offerte per il mare affinché questo lasciasse tornare i loro
mariti vivi a casa. Al mattino sulla spiaggia trovarono i loro uomini
e notarono che durante la notte i flutti marini avevano mischiato gli
ingredienti e nelle loro ceste c’era la Pastiera.
Si racconta pure
che una fetta di pastiera regalò il primo sorriso in pubblico a
Maria Teresa d'Austria, e Ferdinando fece una battuta: “Per far
sorridere mia moglie ci voleva la Pastiera, ora dovrò aspettare la
prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo”. Infatti è un dolce legato
alla tradizione pasquale, uno dei capisaldi della stagione
primavera/estate in inverno e della cucina napoletana, ma si trova
anche durante l'anno e voi lo potete fare quando vi va.
Preparate una frolla con burro e farina fino a ottenere un composto sabbioso (che ricordi la spiaggia di Mondello), poi la fontana al centro della quale metterete le uova e lo zucchero e la scorza di arancia. Fate a palla. Il ripieno col grano innamorato, nel latte deve essere cotto. Si può frullare e freddare. Ricotta stanca lavorata con lo zucchero, ridotta 'na crema, le uova, canditi e aromi di fiori d'arancio e cannella. Si sposano le due creme e il ripieno della pastiera è pronto. Si assemblano senza convocazione: la frolla distesa, fredda e dura, ma viva si adagia sulla vostra tortiera e a colpi di mattarello si cacciano via i bordi in eccesso. Si versa il composto cremoso e con i bordi fuori luogo si creano strisce di frolla, sopra prima di metterla in forno. Adesso la potete infilare, controllate spesso la situazione, è possibile che si gonfi, non temete, aprite e richiudete. Prima di tirarla fuori fate la prova stecchino, che deve essere asciutto. Si deve preparare prima per farla riposare, e resta per una decina di giorni; i canditi le regalano la giusta umidità. La Pastiera si può anche congelare e scaldare al momento opportuno.
Preparate una frolla con burro e farina fino a ottenere un composto sabbioso (che ricordi la spiaggia di Mondello), poi la fontana al centro della quale metterete le uova e lo zucchero e la scorza di arancia. Fate a palla. Il ripieno col grano innamorato, nel latte deve essere cotto. Si può frullare e freddare. Ricotta stanca lavorata con lo zucchero, ridotta 'na crema, le uova, canditi e aromi di fiori d'arancio e cannella. Si sposano le due creme e il ripieno della pastiera è pronto. Si assemblano senza convocazione: la frolla distesa, fredda e dura, ma viva si adagia sulla vostra tortiera e a colpi di mattarello si cacciano via i bordi in eccesso. Si versa il composto cremoso e con i bordi fuori luogo si creano strisce di frolla, sopra prima di metterla in forno. Adesso la potete infilare, controllate spesso la situazione, è possibile che si gonfi, non temete, aprite e richiudete. Prima di tirarla fuori fate la prova stecchino, che deve essere asciutto. Si deve preparare prima per farla riposare, e resta per una decina di giorni; i canditi le regalano la giusta umidità. La Pastiera si può anche congelare e scaldare al momento opportuno.
Storiella sulla Pastiera in rima
baciata.
A Napule regnava Ferdinando
Ca passava e’ jurnate
zompettiando;
Mentr’ invece a’ mugliera, ‘Onna
Teresa,
Steva sempe arraggiata. A’ faccia
appesa
O’ musso luongo, nun redeva maje,
Comm’avess passate tanta guaje.
Nù bellu juorno Amelia, a’
cammeriera
Le dicette: “Maestà, chest’è
a’ Pastiera.
Piace e’ femmene, all’uommene e
e’creature:
Uova, ricotta, grano, e acqua re
ciure,
‘Mpastata insieme o’ zucchero e
a’ farina
A può purtà nnanz o’Rre: e pur’
a Rigina”.
Maria Teresa facett a’ faccia
brutta:
Mastecanno, riceva: “E’
o’Paraviso!”
E le scappava pure o’ pizz’a
riso.
Allora o’ Rre dicette: “E che
marina!
Pe fa ridere a tte, ce vò a
Pastiera?
Moglie mia, vien’accà, damme
n’abbraccio!
Chistu dolce te piace? E mò c’o
saccio
Ordino al cuoco che, a partir
d’adesso,
Stà Pastiera la faccia un pò più
spesso.
Nun solo a Pasca, che altrimenti è
un danno;
pe te fà ridere adda passà n’at’
anno!
LA PASTAIA
Si tratta di un mobile dove anticamente si riponevano la pasta sfusa e le
confetture. Una dispensa che si trovava nel tinello di mia nonna
appartenente forse agli anni cinquanta, - per me più antica, lei diceva che era di sua madre. Tanti scomparti che lei riempiva
come voleva e che mia zia chiamava "la pastiera". Pastiera perché ci
metteva le torte a fette pronte da accompagnare a un caffè anche se non era Pasqua, e fuori pioveva. La nonna ci metteva l'olio e le bottiglie di pomodoro che il sole aveva asciugato e lei conservato. Quel
mobile in realtà, io lo avevo sempre visto lì, in fondo alla
stanza; al centro della parete, alle spalle del tavolo da pranzo ci
stava una vetrina piena zeppa di bicchieri, tazze e tazzine da caffè.
La caffetteria sempre pronta sul fuoco, - chissà viene qualcuno - e
quel qualcuno arrivava, eccome! Le sedie erano occupate da un
andirivieni di amici e parenti e "la pastiera" aperta per
prendere le paste, biscotti, lo zucchero da portare in tavola.
C'erano pure due ante chiuse a chiave che non si potevano aprire.
Nessuno ci faceva caso, lo spazio c'era e non era un problema. Ma
dopo che la nonna andò via e la caffetteria riposta nella credenza,
(dove non trovai la chiave) io che sono curiosa ci volli spiare
dentro quelle antine mai aperte, - nessuno mi urlò di non toccare,
ero grande ormai. Fuori i tarli a comprometterne la stabilità,
dentro briciole, resti dolci e vermetti ammassati dal corpo grigio,
che si confondevano col colore del legno e con i pezzi di torte
morte e chicchi di grano ammuffiti. Briciole di altri tempi, che erano quelli di mia nonna Rosa,
la nonna di mia madre, e pure i vermi di cui occuparmi.
NINA'
Una variante di questa ricetta base è con la crema pasticcera, aggiunta al composto di ricotta e zucchero. oltre a tutti i profumi da te descritti. Che fame!
RispondiEliminaGrazie per la tua attenzione, mi piacerebbe tanto che venissi in cucina con me!
EliminaNina
La pastiera non è arte mia, ma di mia madre che se ne occupa a Pasqua. io fornisco solo la manovalanza e la consulenza assaggiatoria! Cmq mi piacerebbe moltissimo! Adoro chi sa cucinare, specie i dolci!
EliminaUn grazie speciale a Raimondo Quagliana che ci regala i suoi disegni e che mi fa compagnia in cucina.
RispondiEliminaNina
Mizzica, anche a me la pastiera piace un sacco disegnata o cucinata, il profumo dell'acqua di fiori d'arancio non si dimentica, e naufragar m'è dolce in questo dolce. Ciao Nina (coll'emoticon 'ncoppa)
RispondiEliminaGrazie Raimondo per la tua collaborazione. A presto!
EliminaNina
Nina scrive di ricette storia e curiosità con grande leggerezza riuscendo ad amalgamare ingredienti, senza sbagliare le dosi, con un risultato eccellente.
RispondiEliminaNina scrive di ricette storia e curiosità con grande leggerezza riuscendo ad amalgamare ingredienti, senza sbagliare le dosi, con un risultato eccellente.
RispondiEliminaGrazie Iole, una fetta di pastiera per te!
EliminaNina
Nina a parte il dolce che è una poesia, la filastrocca di Maria Teresa D'Austria, ma la ...Pastiera di tua nonna è la vera poesia eggrazie per avercela raccontata con un bacio ti lascio, e a questa abbondanza faccio l'inchino.
RispondiEliminaGrazie Clotilde, penso che mia nonna ne sarebbe felice! A presto!
EliminaNina
tutti belli gli ingredienti di questa pagina, buonissimo il dolce, intrigante la poesia, e la storia della Pastaia - che bella scoperta!
RispondiEliminaResto incantata davanti a questi racconti di oggetti ritrovati che nacondono la vita che ancora esiste a nostra insaputa, anche dentro di noi.
Grazie Rosa, c'è una fetta di torta anche per te, che tu apprezzi!
EliminaNina
Ninà, che incanto, dalla pastiera alla filastrocca alla pastiera che racchiude ricordi...
RispondiEliminaGrazie Vali! E noi ne abbiamo di ricordi in cucina.
RispondiEliminaNinà